Italia digitale: Italia indietro nel DESI ma in crescita costante

Innovazione digitale: l’Italia è ancora 25esima su 29 Paesi europei. Questo, secondo l’indice europeo DESI (Digital Economy and Society Index). Nello specifico, l’Italia è agli ultimi posti per la connettività, per le competenze digitali e per l’uso di internet. Per quanto riguarda la digitalizzazione dell’industria e della PA, si trova, rispettivamente, al 21esimo posto e al 18esimo posto. L’Italia è però anche tra i Paesi che hanno registrato la crescita più alta dal 2013 al 2015.

“L’indicatore europeo Desi che misura lo stato di attuazione dell’Agenda Digitale nei vari Paesi europei vede ancora gravi ritardi da recuperare. La situazione non si può ribaltare in poco tempo dopo anni di mancati investimenti“- ha dichiarato Alessandro Perego, direttore degli Osservatori Digital Innovation del Politecnico di Milano.

Al via il piano di digitalizzazione dell’Italia

L’innovazione digitale è un importante elemento per lo sviluppo di un Paese. I Paesi che dal 2013 hanno impiegato energie e risorse nella digitalizzazione, hanno visto crescere il PIL e  gli indici del progresso sociale e della corruzione percepita. A tal proposito, Perego ha sottolineato: “L’esperienza degli altri Paesi dimostra che l’innovazione passa da una forte intesa tra pubblico e privato. E questo in Italia si svolgerà con la strategia del piano triennale che l’Agenzia per l’Italia Digitale sta per pubblicare“.

È recente la notizia dello sblocco, da parte dell’Europa, delle risorse (4,6 miliardi di euro) che saranno investite in vari progetti di digitalizzazione dell’Italia. Fondamentale sarà l’intervento, a livello regionale, per quanto riguarda la banda larga. A oggi soltanto Lombardia e Lazio assicurano una copertura di 100 Mbps per oltre il 20% delle case. Inoltre, bisognerà incentivare SPID, il Sistema Unico di Identità Digitale. SPID in sette mesi ha erogato 133.000 identità digitali che dovrebbero diventare 3 milioni entro la fine del 2017. A guidare la diffusione di SPID le imprese private, soprattutto le Pmi. In particolare, le Pmi potrebbero sfruttare SPID per offrire i propri servizi online, recuperando così terreno sui grandi gruppi industriali.