Chi crede nella formazione come passaggio fondamentale nella costruzione di se stessi e del mondo, oggi non può non interrogarsi sul suo presente. A che punto siamo, quindi? L’Italia costituisce sempre uno strano caso; come per una sorta di infernale contrappasso. tanto ci si fa vanto dell’inestimabile e innegabile giacimento culturale che il paese rappresenta, tanto più esso si sgretola sotto l’indifferenza dei più. E lo sgretolare di cui si scrive, non è solo riferito ai palazzi e alle rovine, quanto piuttosto al capitale umano, che soffre l dell’inadeguatezza delle istituzioni deputate.

Scuole di ogni livello e grado, Università, Accademie ed Istituti di ricerca e di formazione professionale, devono scrollarsi di dosso quella visione ornamentale e accessoria della cultura e della formazione, sintomo di un’infrastruttura ottocentesca e di un elitarismo ridicolo, e accettare le sfide che l’innovazione tecnologica, sotto l’egida dell’accessibilità per tutti, impone.
Questo, è chiaro, dovrebbe essere l’assillo, un assillo costruttivo, di ogni governo degno di essere chiamato tale, che corrisponda cioè alla sua funzione di dirigere un paese come il capitano la sua nave. Un buon governo non mancherebbe di comprendere il nesso tra formazione – istruzione e produttività – e crescita, il grande assillo dei nostri giorni.

Tanto si parla delle “Idee che cambiano il mondo” e di quelle “geniali” che possono diventare delle “start up”, ma sembra sempre che queste idee le debba tirare fuori qualcuno, come il coniglio dal cappello, mentre in realtà esse si sedimentano dopo lungo esercizio e fioriscono laddove trovano terreno fertile e pronto. Allora la formazione smette di essere accessoria e diventa sostanziale, indissolubilmente legata alla vita biologica e materiale, dell’individuo come di un intero paese.
Per fortuna qualcuno si è messo all’opera per riempire parte del vuoto istituzionale e comprendendo a pieno i cambiamenti della vita produttiva e biologica – tanto si parla oggi di “nativi digitali”- sta cercando di disegnare un nuovo mondo per la formazione: proliferano on line le “Accademie Digitali” che si pongono l’obiettivo di delineare percorsi di conoscenza e di consapevolezza del fenomeno e di stimolare lo sviluppo del tessuto culturale e imprenditoriale.

Quello che emerge con forza, navigando questi siti, è che c’è una forte domanda che riguarda soprattutto i più piccoli, fino a 14 anni, attratti dal mondo delle tecnologie digitali, che essi hanno il vantaggio di vivere come già da sempre dato. Mentre, infatti, la generazione di chi scrive affronta i limiti del passaggio dal vecchio mondo a questo, per i più piccoli questo delle tecnologie digitali è l’unico mondo possibile e pertanto bisogna dare loro gli strumenti per governare questo vantaggio competitivo, l’unico in grado di sottrarre fette di potere a chi si ostina a mantenere lo status quo.
La vera sfida della formazione consiste, dunque, nell’aprire cantieri digitali e costruire nuove scuole, che preparino i nostri ragazzi alle sfide di un mondo che sarà sempre più digitale.