Native Advertising: la pubblicità che coinvolge
La Native Adverstising è una forma di pubblicità online contestuale che appare nel mezzo di un flusso organico di contenuti. In altre parole il messaggio pubblicitario assume l’aspetto dei contenuti (sia testuali che visivi) del sito sul quale è ospitata con lo scopo di generare interesse negli utenti. Questo metodo, diffusosi negli ultimi anni, offre un grande potenziale per le aziende che possono raggiungere il loro audience di riferimento in modo efficace e non invadente.
L’utente non viene interrotto con messaggi e slogan martellanti come accadeva con l’adverting tradizionale, ma attirato e coinvolto attraverso contenuti di qualità (utili e informativi). Il “disturbo”del messaggio pubblicitario viene in questo modo minimizzato e si traduce in tassi di engagement significativi.
Con la pubblicità nativa l’utente non percepisce i contenuti pubblicitari tanto diversi da quelli editoriali perché sono coerenti con il contesto.
In uno scenario in cui l’attenzione degli utenti è sempre più in calo e le aziende assumono costi di acquisizione sempre più elevati, la native advertising è la risposta efficace per le PMI. I tassi d’interesse verso il tradizionale modello di display advertising sono ai minimi storici per diversi motivi. Da un lato più del 50% degli utenti utilizza dispositivi mobile, nei quali la visibilità dei banner diminuisce. Dall’altro lato i sistemi che bloccano preventivamente la comparsa di adv è in continua crescita.
Il calo d’interesse e la “banner blindness“, ovvero la cecità da banner, stanno rivoluzionando radicalmente la comunicazione pubblicitaria.
Leggi anche: Storytelling: una strategia di marketing efficace per le aziende
Perché è necessario per le PMI adottare una strategia di native advertising?
- Per raggiungere il proprio target di riferimento
- Catturare l’attenzione del possibile cliente
- Coinvolgere l’utente e convertirlo in cliente
- Aumentare le azioni dell’utente attraverso condivisioni e buzz
- Incrementare il dialogo tra consumatore e brand
I FORMATI PIU’ RILEVANTI DELLA NATIVE ADVERTISING
Esistono molteplici tipologie di native advertising, le principali e le più diffuse sono le in-feed units, le paid search units e i recommendation widgets.
Le unità pubblicitarie in-feed sono i formati pubblicitari di native advertising più utilizzati, come ad esempio i True View di Youtube, i post sponsorizzati di Facebook e Twitter. Si parla quindi di contenuti testuali, audio-video o infografiche coerenti allo stile dei siti editoriali che li ospitano. I contenuti promozionali possono essere scritti direttamente dall’editore o dai brand stessi e possono portare a link esterni.
Paid-search unit: sono i primi risultati forniti dai un motori di ricerca. Ad esempio su Google (Google AdWords), gli annunci sponsorizzati si trovano all’inizio sulla SERP e vengono considerati native perché hanno la stessa grafica dei risultati di ricerca “organici”.
Widgets con post raccomandati sono elementi grafici o link pubblicitari che sono integrati nella struttura editoriale principale di un sito web e hanno lo scopo di consigliare contenuti simili a quelli che la pagina già contiene. Possono essere anche pubblicità del brand coerenti con gli interessi dell’audience di riferimento del sito. Di solito sono preceduti da espressioni come “Potrebbe piacerti anche”, “Raccomandato per te” o simili. Si tratta di pubblicità nativa perché è contestualizzata in modo coerente nella pagina che li accoglie.
CONTENT IS THE KING
I risultati della native advertising dipendono dalla qualità dei contenuti, sia per quanto riguarda l’aspetto estetico-grafico sia per quello testuale che deve essere informativo, ovvero suscitare interesse e coinvolgere il nostro utente. Content is the king è il mantra più veritiero per chi si occupa come noi di digital marketing . Grazie alla user experience e alla conseguente evoluzione del messaggio pubblicitario è altrettanto indispensabile non dimenticarsi che Context is the queen.
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